Big Data: Watch Dogs 2
Negli ultimi tempi si sente parlare sempre più di frequente di Big Data: ora anche il mondo dei videogiochi si è affacciato a questo ambito grazie a Watch Dogs 2, un titolo destinato ai Millennials (vale a dire coloro che sono nati dopo gli anni Ottanta) sviluppato da Ubisoft. Il secondo capitolo della saga riprende alcuni temi del primo: a cominciare dal fatto che, per ottenere la salvezza a cui si aspira, è necessario aggirare il sistema. Il protagonista del titolo non è più Aiden Pearce che, per raggiungere il proprio scopo, si impegnava a cancellare tutte le tracce che lo riguardavano, ma Marcus Holloway, che invece percorre la strada contraria: la maggiore visibilità possibile.
Il nemico da sconfiggere in Watch Dogs 2 è un software orwelliano denominato ctOS 2.0, da cui dipendono praticamente tutti gli aspetti quotidiani e lo scorrere degli eventi a San Francisco. Ebbene, per opporsi a questo programma è necessario poter disporre di una potenza di calcolo molto elevata, per ottenere la quale la via più efficace è quella che prevede di conquistare la popolarità sui social network. Così facendo, infatti, è più semplice persuadere i propri followers a usare l’app del gruppo di hacker di cui Marcus fa parte, il DedSec.
Watch Dogs 2: ecco perché conquista i videogiocatori
A metà tra strategia e azione, Watch Dogs 2 è un gioco che compie diversi ed evidenti passi in avanti rispetto agli altri titoli che hanno affrontato il tema degli hacker: non solo perché ora si parla di Big Data, ma anche perché le opportunità che vengono messe a disposizione degli utenti sono molteplici. Non si corre il rischio della monotonia, per esempio, e non c’è il pericolo di annoiarsi per colpa di schemi troppo rigidi. Non si può sottovalutare, inoltre, la scelta dell’ambientazione, con una San Francisco molto solare e aperta, senza dubbio differente rispetto alla Chicago che faceva da sfondo al primo capitolo.
Il prodotto, in sintesi, può essere definito come gradevole e divertente, in grado di intrattenere in modo serio: le missioni, distinte in principali e secondarie, sono variegate e ben strutturate. Che si tratti di mettersi in cerca di un punto panoramico o di prendere parte a una gara su quattro ruote, sono tante le cose da fare: si può sostenere che il tempo passi rapidamente, e anche chi ha voglia di sfogarsi ogni tanto con una sparatoria può trovare pane per i propri denti. Da rivedere solo il multiplayer.